Che braccio quì non fia di scettro degno Di cio che al tempo un dì feppe involare; E l'alma irrigidì per ogni parte. * U' penetrar non puotefi dal lito! Quanti fiori talor fpuntar dal piano Per non effer veduti, e grato odore Dal deferto terren fpirano in vano ! Qualche ruftico Hampden, che con valore Intrepido moftrò fermezza, e cuore ; Che mai non fece alla fua patria danno. Vietò loro il deftin l'aura pompofa Dell' aftante fenate, e l'incuranza Di fortuna dolente, e rovinofa, Sparger loro vietò dolce abbondanza Con larga man sopra terren ridente, E divulgar le imprese in lontananza : Nè circofcriffe la virtù nafcente, Ma riftrinse i delitti, e al tron le ftrade Non volle che s'appriffer della gente Per mezzo al fangue con taglienti spade, Nè chiufe volle di pietà le porte Agli occhi delle mifere contrade; Virtude Virtude interna a lor tcccata in forte Un ingenuo pudor ciascun da forte; Di lufinghiera Clio non mai fumaffe. S'impegna il volgo infan, le loro brame Non fur ufe a volar di loco in loco; Lungo la fredda valle, ove lo stame Traean di vita, il placido tenore Serbaron del cammin lontan da trame. Pur a protegger da infultante umore Anche queste offa, un fragil monumento, Solamente un fofpir per un momento E con fculture fabricate a stento. Il nome loro, ed i lor anni ancora Scritti da volgar mufa in luogo intefti Sono di fama, e d'elegia fonora: Che infegnano a partir da questa vita Senza fiffare un guardo impaziente Nel tempo indietro, che di già fparìo? Conta in tenero petto, e qualche ftilla Fin dal fepolcro la natura ftrilla, E fin per entro all noftro cener vive In In quanto a te, per man di cui fi fcrive Che reftar fenz' onor di vita prive, Se di genio fimil quà mai portato Allo spuntar della vermiglia Aurora Di quell' antico tremolante Faggio, Ora |