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APPENDIX.

APPENDIX.

No. I. P. 35, n. 12.

Ex. relat. Anon. ap. Parid. de Grassis de ingressu Summi Pont. Leonis X. Florentiam, p. 9.

ENTRò la Santità di Leone X. dalla Porta a S. Gaggio la quale trovò ornata di un bello e vago arco fatto a similitudine di quelli delli antichi Romani; dipoi se ne venne a S. Felice in Piazza, dove trovò il secondo Arco dove era l'imagine di Lorenzo suo Padre con un verso, che diceva: Hic est Filius meus dilectus; il che da S. S. veduto e letto, fu visto alquanto lagrimare; dipoi addirizzatosi su per via Maggio arrivò al Ponte a S. Trinita, il quale trovò ornato di due bellissime macchine: una era all' entrare del Ponte in forma di arco, nella sommità della quale era scritto, Leoni X. laborum victori, e l'altra era di là dal Ponte di verso S. Trinita, e quest' era un altissima Guglia. Passato il Ponte arrivò a S. Trinita, e dipoi sul canto, dove si abboccano le due strade, una detta Parione, e l'altra Porta Rossa: quìvi era fatto un'altra Macchina in forma di un tondo Tempio, avanti al quale un Vestibolo in forma di Luna, nel fregio del quale erano lettere, che in sostanza significavano esser questa Città in protezione di due Leoni, e due Giovanni felicissimamente posarsi, intendendo per l'uno il celeste Batista, e per l'altro il terrestre de' Medici: dipoi addirizzandosi su per Porta Rossa, arrivato in Mercato Nuovo, quivi trovò un' altissima Colonna molto ben lavorata, dipoi per Vacchereccia arrivò in Piazza de' Signori, dove sotto gli archi dellia Loggia, che de' Tedeschi si chiama, era fatta una grandissima Statua di Ercole colla Clava in sulla spalla, dipoi torcendo verso il Leone, che è sul canto della Ringhiera, quivi trovò un altro arco bellissimo, il quale era diviso in quattro, e per il suo mezzo faceva due strade, VOL II.

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posato su otto bianchissime Colonne scannellate, nella sommità del quale era scritto: Leoni X. P. Max. propter merita; e così passando dal Sale, e da i Gondi arrivò al Palazzo del Potestà, dove era dirimpetto a Badia fatto un superbissimo arco, e allato alla Porta di detta Badia, ve n'era fatta a similitudine di quella un'altra finta; e questo per non essere la detta Porta a dirittura nel giusto mezzo della via del Palagio a tale che la falsa dalla vera non si distingueva, e sopra quest' arco fu scritto: Leoni X. Pont. Max. Fidei Cultori; e seguendo la strada dal Canto de' Pazzi, e venendo da' Fondamenti quivi sul canto d'onde prima si scuopre la Cupola trovò un altro arco bellissimo, il quale sembrava tutto di rosseggiante Porfido, e per la sua mirabile struttura fu tenuto il più bello di tutti gli altri, nella sommità del quale era scritto: Spes ejus in Domino, Leo X. Pont. Max. e girando dietro a essi Fondamenti pervenne in sulla Piazza di S. Gio. dove la faccia di S. Maria del Fiore era tutta rifatta da terra fino alla cima del tetto, e mostrava con bellissima invenzione essere tutta di pallidi marmi, che per loro stessi denotassino per lunghezza del tempo, e per le continove piogge essersi dalla lor natural bianchezza nel colore dell' orientali perle trasformati.

La Chiesa dentro fu molto sontuosamente ornata, e parata, e fatto un palco dentro in Chiesa, alto da tre cubiti, e largo dodici, il quale cominciava dalla Porta principale, e andava a dirittura su per il mezzo della Chiesa fino all' Altar Maggiore, su per il quale camminando il Pontefice, con quelli che erano seco, la sua benedizione al Popolo che in sul basso pavimento della Chiesa era largamente donava, e cosi per quello si condusse all' Altar Maggiore, dove fatte le debite solenni cerimonie S. S. si cavò il Regno di testa, e fu dato a quello de' quattro Prelati, che di sopra dicemmo, il quale non lo aveva, e dipoi si cavò di dosso li paramenti, e rimase in bianchissimo Roccetto, sopra il quale si messe la Mozzetta di velluto rosso con il Berrettino in testa del medesimo, nel quale abito fece il resto della Via per infino al suo alloggiamento, e così uscendo di Chiesa, e passando dal Canto alla Paglia arrivò al Canto de' Carnesecchi dove era fatto un vago, e bellissimo Arco con 10 Ninfe, che cantavano, e trall' altre in un quadrato era dipinto un Leone, che colla propria lingua curava le piaghe di un ferito corpo, con un motto, che diceva: Omne dulce in ore Leonis.

Dipoi arrivato in sulla nuova Piazza di S. M. Novella, nel mezzo della quale era fatto un bello e grandissimo Cavallo, a similitudine di quei due, che sono in Roma a Monte Cavallo: Dipoi si transferrì in Via della Scala, e alla Sala, detta del Papa, dove era preparato il suo alloggiamento. Era con bella invenzione fatta una bella macchina all' entrare di detta Strada, e all'entrata di detta Sala un' altra, sebbene l'intenzione dell' Artefice, che quivi lavorò, era, che tal lavoro fosse continovata dall'entrata della strada per infino alla Porta della Sala; ma dalla brevità del tempo impedito, non potette condurre a perfezione se non le dette due parti principali.

No. II. P. 35, n. 13.

Parid. de Grassis, de Ingressu Leon. X. Florentiam, p. 1.

CUM per diversa loca Agri Florentini Pontifex solatianter spatiatus esset, et denique in Villa, quæ de Marignolle permansisset, tandem die S. Andreæ inde venit ad Monasterium Suburbanum Monialium, dictum S. Gagii, ubi Corpus Christi repositum fuerat, pervenit (sic) ubi Cardinales in Cappis rubeis vestiti eum expectaverunt, et inde sola Stola super Albam paratus recedens descendit ad aliud Monialium Monasterium. Sic enim rogatus a Populo fuerat, ut ibi caperet paramenta, prout sanctæ memoriæ Eugenium (IV.) fecisse dicebant, et sic fecit; nam ibi Pluviale pretiosum novum induit, et ad urbem pervenit sequentibus Cardinalibus, ubi in Porta de more Crucem sibi a Cardinali de Medicis oblatam osculatus est sede ejus ad terram demissa, sic volente ipso, et ibidem incepit Thesaurarius Papæ pecunias in Populo dispergere, quamquam paucas, ut dixerunt. Ego autem ordinaveram, ut tria millia ducatorum dispergerentur in noc Florentiæ ingressu, sicut sanctæ memoriæ Julius (11.) in ingressu Bononiæ.

De aliquibus quæsitis super Ingressu Papæ in Florentiam.

Ceterum antequam Pontifex ingrederetur Civitatem quæsivi a Sua Sanctitate, super quibus volebam resolvi, sicut est. In qua Ecclesia extra Portam velit induere paramenta, an S. Gagio, vel in Monticellio, et dixit quod in utroque volebat respective indueri propter consola

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